Chi vive in una casa di proprietà vicino a un pub o ad una discoteca o nei pressi di una strada trafficata, oltre a scontare la pena di notti trascorse insonni, corre anche il rischio di essere danneggiato nel portafoglio. Gli alloggi “disturbati” dal rumore valgono, infatti, in media fra il 10 e il 20 % in meno rispetto ad altri ubicati nella medesima zona ma lontani da chiasso e schiamazzi. Per venderli occorre inoltre attendere più tempo rispetto agli alloggi silenziosi: non di rado si arriva a superare i sei mesi.
A restituire il “polso del mercato” e indicare una tendenza sempre più marcata, specie nelle grandi aree urbane, è la Patrigest, società del Gruppo Gabetti, specializzata in advisory & valuation, che ha realizzato di recente un’indagine sul tema per conto di Sorgente Rem, la società di servizi di Sorgente Group. La ricerca, condotta su un panel di agenti immobiliari che operano in tutta Italia, si è sviluppata su un doppio livello: da una parte, attraverso un’analisi puntuale effettuata sulle piazze di Roma e Milano dal confronto dei prezzi reali inseriti in 68 atti di rogito; dall’altra, con un’inchiesta portata a termine mettendo a confronto il parere di diversi esperti su tutto il territorio nazionale con un focus sugli immobili di pregio di Roma, Milano e Napoli.
Il risultato di entrambi i punti di osservazione scelti, non riserva sorprese. Il fatto di essere esposto a una fonte d’inquinamento acustico riduce, in modo sensibile, l’appeal di un immobile sia che si tratti di una piccola unità inserita in un grande condominio di periferia, sia che si parli di un appartamento di pregio, nel pieno centro storico di una città.
Scendendo più nel dettaglio, a Milano una casa rumorosa in zona centrale e semicentrale può valere fra il 12 e il 17% in meno rispetto a una silenziosa, situata solo a pochi isolati di distanza. Lo dimostra il confronto fra i prezzi pattuiti nei rogiti: ovviamente i valori presi in esame, espressi in euro al metro quadrato, sono stati depurati (per essere confrontati in maniera corretta) da tutte le possibili variabili, come la presenza o meno di un posto auto o il piano di posizione e sono stati rivalutati ai valori correnti. A Roma, la forbice è ancora più ampia: la decurtazione dei costi varia fra il 13 e il 20 per cento.
Per ciò che riguarda le principali cause del disturbo, fra gli esercizi pubblici i maggiori problemi sono originati – secondo l’83% degli esperti interpellati in cento agenzie in franchising del Gruppo Gabetti – dalla presenza di pub o di discoteche. A Napoli sono indicati anche i bar e a Roma i teatri. Sempre gli agenti spiegano che per vendere una casa rumorosa è necessario pattuire sconti almeno del 10% e mettere in conto tempi di vendita più lunghi della media.
Per ciò che concerne, infine, il mercato degli immobili di lusso a Milano, Roma e Napoli, chi ha un budget superiore a 600mila euro e decide di puntare su case di fascia elevata sembra essere influenzato più di altri dal fattore “rumore”. Nelle tre città campione, l’inquinamento acustico è tra i primi fattori che determinano una minore attrazione sull’acquisto di un immobile. Anche qui lo scotto si paga sul valore della casa con prezzi che sono costretti a contrarsi sotto il 10% a Milano e fra il 10 e il 20% a Roma e a Napoli.
Fonte: Casa 24 Plus